![ECCE ROBOT leggera[1]](https://fmcinema.it/wp-content/uploads/2010/11/ECCE-ROBOT-leggera1.jpg)
“Viva Mazinga! Lasciamolo vedere ai bambini, tanto non sarà lui a farli rincretinire.” [Marco Ferreri]
Ispirato liberamente all’opera originale di Go Nagai (Jeeg Robot, Mazinga, Goldrake, Getter Robot, Gakeen, Devilman) lo spettacolo ripercorre per frammenti ricordati da un Daniele Timpano dinoccolato e con il cuore in mano, l’immaginario eroico di una generazione cresciuta davanti alla Tv.
“Ero bambino, tra gli anni ’70 e gli anni ’80, quando arrivarono in Italia i primi cartoni animati giapponesi.
Era l’Italia delle stragi, del rapimento di Aldo Moro, delle Brigate Rosse e dell’ascesa di Silvio Berlusconi e delle sue televisioni, ma questo io non lo sapevo ancora. Ignaro di trovarmi nel bel mezzo degli anni di piombo, vivevo l’infanzia tra robot d’acciao.”
E frase mai fu più bella e pregna di significato foriero di malinconica, agro-dolce, lugubre presa di coscienza.
Questo spettacolo inizia con il primo episodio di Mazinga Z (quello originale, il primo, quello del ‘72 arrivato sulla Rai dopo Goldrake in Italia) “interpretato” sul palco, dal solo Daniele Timpano, attore vestito in bianco, con una bandiera giapponese sulla schiena, da solo.
Da solo, con l’ausilio di luci e di un audio preregistrato da lui stesso, interpreta superbamente tutti i personaggi, dal gigantesco robot meccanico Mazinga, al dottor Inferno (Hell), sino a Ryo Kabuto (Koji).
E’ inutile girarci attorno, Daniele Timpano fa quello che Antonin Artaud aveva solennemente pronosticato ed auspicato: L’utilizzo “sacrale” del corpo per dare anima a ciò che è in natura, ai fantasmi della messa in scena.
Dare un corpo all’animazione, un corpo dolente, pulsante, vivo.
Un Corpo vero, tridimensionale a ciò che è animato e in due dimensioni.
Un miracolo, finalmente.
L’arrivo dei cartoni giapponesi, uno stralunato, simpatico, malinconico Daniele, dopo l’episodio recitato di Mazinga Z ci racconta tutto quello che seguì l’arrivo dell’animazione giapponese sulle allora fiorenti reti locali che avevano bisogno di ore ed ore di prodotti a basso costo che in quegli anni altri non erano che gli anime, nell’italietta cattolica, provincialmente cronica, perbenista ed indolente, moralista e ladra, ma soprattutto ignorante.
Come ora.
Gli articoli gratuiti, “dolosi” e denigratori per far vendere di più i giornali cavalcando l’onda del momento, di giornalisti (ricordiamo i nomi gente, ricordiamoli: Silverio Corvisieri da Repubblica ex avanguardia operaia, parlamentare all’epoca della Democrazia Proletaria, i “crociati di Imola”, i 600 genitori che fecero la celeberrima petizione per far smettere di trasmettere Goldrake dall’allora Rete 2…).
Daniele con competenza certosina e spirito teatrale di bestia rara da palcoscenico riesce a far entrare in testa concetti pericolosi per l’establishment, in maniera divertente.
Se penso a me bambino davanti alla tv, sul mio bel viso una lacrima vien giù” reciterà Daniele canticchiando falsandola una sigla di un anime degli anni ’80 molto conosciuto anche in Italia.
Eh si, lo spettacolo ti entra dentro come le sigle “miracolose” italiane degli anni ’80.
Questo spettacolo è potente, è uno spaccato della nazione in cui viviamo.
E’ lo spaccato umano di Daniele, che ci confida la sua vita, la nostra vita, i suoi sentimenti… i nostri sentimenti, e la sua personalissima lotta.
La nostra lotta, figli di quell’invasione intergenerazionale da cui, nel bene e nel male, discendiamo.
“Goldrake è stato una rivoluzione. Volevo essere come lui. Ero come lui” [Roberto Baggio, Calciatore]
Davide Tarò.
