K. Loach non ha fatto un film. Le sue idee politiche sono andate oltre l’istanza narrativa, mettendo in secondo piano una storia convenzionale anche se suggestiva. La storia d’amore tra i due protagonisti principali nasce nel modo più banale che abbia visto nei film di Loach, e la descrizione dei loro caratteri è almeno superficiale. La parte iniziale del racconto sembra solo un veloce preludio al messaggio politico della seconda parte, lezione di politica anti-americana. L’apice viene nel momento in cui la sorella minore dello sprovveduto personaggio maschile gli fa un riassunto stile Bignami sudamericano descrivendo chi sono i bravi e chi sono i cattivi in Nicaragua. L’ex uomo della CIA che cambia vita e collabora con i buoni è una macchietta di cattivo gusto. La frase “L’unico nemico sono gli U.S.A.” sembra molto “Yankee go home” degli anni 70, dividendo in modo molto manicheo e semplicistico belli e brutti. In “Riff Raff” ed in altri film urbani del regista inglese non si nota una simile inadeguatezza della storia rispetto al messaggio pur evidente dei suoi film. “Carla’s song” è il simbolo della non eccellente qualità dell’ultimo festival di Venezia.
